Quando nel 2001 il
professore di Relazioni internazionali Ahmet Davutoglu pubblicò il suo maggiore successo editoriale, Stratejik derinlik
(“Profondità strategica”), la Turchia stava attraversando una delle più
drammatiche crisi economico-politiche della sua storia moderna. Il terremoto che
sconquassò il sistema politico e si abbatté sui “vecchi” partiti di governo
dischiuse le porte al successo dell’AK Parti alle elezioni del novembre 2002.
Il Paese si apprestava ad entrare in una nuova fase che avrebbe determinato
cambiamenti anche in politica estera, in parallelo con i nuovi scenari
scaturiti dopo gli attentati dell’11 settembre. Di fatto, fu Davutoglu, prima investito della funzione di consigliere
per la politica estera di Erdogan (2003-2009) e, successivamente, nominato Ministro degli Esteri (2009-2014) e
Primo Ministro (2014-2016), a disegnare la mappa sulla quale la Turchia si
sarebbe orientata per tentare di sopravvivere alle sfide globali del nuovo
secolo.
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