Sunday, November 25, 2018

Journal Article: "Iranian-Turkish Relations in a Changing Middle East"

My latest Journal article "Iranian-Turkish Relations in a Changing Middle East" is now available at: https://www.degruyter.com/view/j/ipcj.2018.21.issue-1/1641-4233.21.06/1641-4233.21.06.xml. It is part of a Special Issue of academic journal International Studies. Interdisciplinary Political and Cultural Journal dedicated to "The Political and Social Problems of the Contemporary Middle East and its Neighbouring Areas", Volume 21, Issue 1, edited by Radoslaw Bania, Associate Professor of Political Science and Dean of Faculty of International relations at the University of Lodz (Poland).

This is the first of a series of works that I dedicated to the study of Iran-Turkey relations in the context of reorganization of power and order in the Middle East. I previously had the chance to discuss it within the panel "Prospects for new Power Configurations in the Middle East and Asia" chaired by Prof. Bania during the Political Science World Congress organized by IPSA (International Political Science Association), held in Poznan, July 23-28, 2016.

ABSTRACT: After the outbreak of the Arab Spring and, above all, the intensification of the Syrian crisis with Ankara starting to engage in a political confrontation with Assad’s Syria, Tehran tried to exploit its historic strategic alliance with Damascus in a search for projecting its influence abroad. As Turkey has been facing more and more hardships and experiencing political isolation, Iran seemed to be more comfortable with its external environment, benefiting from a convergence of interests with Russia. However, the advent of ISIS created further disarray in the region, presenting opportunities for countries to cooperate especially for Erdogan’s new Turkey which was still focused on fighting Kurds.

Sunday, November 18, 2018

Book Review (Recensione): Simon Staffell and Akil Awan (eds), Jihadism Transformed: Al-Qaeda and Islamic State’s Global Battle of Ideas (Hurst & Publishers, London, 2016)

My book review:
Simon Staffell and Akil Awan (eds), Jihadism Transformed: Al-Qaeda and Islamic State’s Global Battle of Ideas
is now available on Political Studies Review, Volume 16, Issue 1, February 2018
by clicking on the following link: https://journals.sagepub.com/doi/pdf/10.1177/1478929917724387.
Free registration is required to download the pdf.

Daniele Rocchi (Agenzia SIR, Conferenza Episcopale Italiana) intervista Alberto Gasparetto

(Intervista a cura di Daniele Rocchi, giornalista del SIR - Servizio di Informazione religiosa - organo di informazione della CEI - Conferenza Episcopale Italiana - pubblicata il 27 giugno 2018)


Con il 52,7% dei consensi, Recep Tayyip Erdoğan, leader del partito Akp, ha vinto le elezioni tenutesi in Turchia domenica 24 giugno riconfermandosi così capo dello Stato, carica che detiene dal 2014. Forte della riforma costituzionale varata nell’aprile del 2017 che ha abolito la carica di primo ministro accentrando il potere esecutivo, e per certi versi anche giudiziario, nelle mani del presidente, Erdogan sarà chiamato a guidare la Turchia fino al 2023. L'analisi di Alberto Gasparetto, dottore di ricerca in Scienza politica e relazioni internazionali all’Università di Padova.

Daniele Rocchi (Agenzia SIR, Conferenza Episcopale Italiana) intervista Alberto Gasparetto

(Intervista a cura di Daniele Rocchi del SIR - Servizio di Informazione religiosa - organo di informazione della CEI - Conferenza Episcopale Italiana - e pubblicata il 22 agosto 2018
“Una crisi che viene da lontano e che Erdogan ha cercato di fronteggiare con le elezioni politiche anticipate del 24 giugno temendo un peggioramento della situazione economica che gli avrebbe alienato buon parte del consenso popolare di cui il leader islamista gode da anni”.

Così Alberto Gasparetto, dottore di ricerca in Scienza politica e relazioni internazionali all’Università di Padova spiega al Sir la crisi che sta coinvolgendo la Turchia alle prese con il rischio di tracollo finanziario.

Recensione: "La Turchia di Erdogan e le sfide del Medio oriente" (Carocci, 2017), a cura di Matteo Del Conte


(Recensione a cura di Matteo Del Conte, apparsa il 05/06/2018 sulla rivista "Pandora" e consultabile cliccando sul link: https://www.pandorarivista.it/articoli/turchia-di-erdogan-di-alberto-gasparetto/#comments)


Volgendo lo sguardo al Medio Oriente oggi è impossibile ignorare un paese come la Turchia. Le dinamiche delle regione la vedono sempre più protagonista di una rinnovata assertività, la quale spesso confligge con le aspirazioni dei suoi vicini.
Un giovane ricercatore come Alberto Gasparetto, in La Turchia di Erdoğan, ci pone di fronte alla politica mediorientale dell’AK Parti a partire dalla sua ascesa al potere nel lontano 2002 con un focus su Iran, Iraq, Israele e Siria. L’autore si pone l’obiettivo di analizzare la politica estera turca tenendo primariamente conto dei tratti della personalità e dell’impatto delle percezioni dei decisori turchi e lo fa utilizzando l’approccio della foreign policy analysis di Michael Brecher. Questo metodo, in contrasto con il filone neorealista che vede il determinarsi della politica internazionale come il risultato di cause strutturali, considera che la politica estera sia il risultato della compenetrazione tra fattori ideazionali legati alle percezioni dei decisori e le cause strutturali pertinenti al sistema internazionale. La domanda di ricerca attorno a cui ruota tutto l’elaborato è la seguente:

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Recensione: La Turchia di Erdogan e le sfide del Medio oriente (Carocci, 2017), di Paolo A. Dossena

(Recensione a cura di Paolo A. Dossena, apparsa il 26/02/2018 nella sezione cultura di "Azione - Settimanale di informazione e cultura della cooperativa MigrosTicino" e reperibile cliccando sul seguente link: http://www.azione.ch/cultura/dettaglio/articolo/fra-i-libri-20.html?cHash...)

La «Sindrome di Sèvres», la paura dello smembramento, è uno dei fattori psicologici che garantiscono elementi di continuità tra la Turchia di Recep Tayyip Erdogan e il precedente establishment kemalista.
All’indomani della Prima guerra mondiale, racconta Alberto Gasparetto, il 10 agosto 1920, l’impero ottomano firma il trattato di pace che sancisce la propria disintegrazione.
Le decisioni di Sèvres saranno superate a seguito della guerra d’indipendenza guidata da Mustafa Kemal, che lascia in eredità alle successive dirigenze turche (Erdogan incluso) la «Sindrome di Sèvres».

Analisi: Dalla profondità strategica di Davutoglu all’erdoganismo tattico: la politica estera della Turchia

(Articolo già pubblicato su Report Difesa il giorno 31/08/2018 e reperibile cliccando sul seguente link: http://www.reportdifesa.it/dalla-profondita-strategica-davutoglu-allerdoganismo-tattico-la-politica-estera-turca-alla-ricerca-nuovi-paradigmi/. Ringrazio il Direttore, Luca Tatarelli.


Quando nel 2001 il professore di Relazioni internazionali Ahmet Davutoglu pubblicò il suo maggiore successo editoriale, Stratejik derinlik (“Profondità strategica”), la Turchia stava attraversando una delle più drammatiche crisi economico-politiche della sua storia moderna. Il terremoto che sconquassò il sistema politico e si abbatté sui “vecchi” partiti di governo dischiuse le porte al successo dell’AK Parti alle elezioni del novembre 2002. Il Paese si apprestava ad entrare in una nuova fase che avrebbe determinato cambiamenti anche in politica estera, in parallelo con i nuovi scenari scaturiti dopo gli attentati dell’11 settembre. Di fatto, fu Davutoglu, prima investito della funzione di consigliere per la politica estera di Erdogan (2003-2009) e, successivamente, nominato Ministro degli Esteri (2009-2014) e Primo Ministro (2014-2016), a disegnare la mappa sulla quale la Turchia si sarebbe orientata per tentare di sopravvivere alle sfide globali del nuovo secolo.

PER PROSEGUIRE CON LA LETTURA, CLICCARE SUL SEGUENTE LINK: http://www.reportdifesa.it/dalla-profondita-strategica-davutoglu-allerdoganismo-tattico-la-politica-estera-turca-alla-ricerca-nuovi-paradigmi/

Analisi: Crisi della Lira turca: nuove equazioni geopolitiche in Medio oriente?

(Analisi già pubblicata su ISPI - Istituto per gli Studi di politica internazionale il giorno 28/08/2018 e reperibile cliccando sul seguente link: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/crisi-della-lira-turca-nuove-equazioni-geopolitiche-medio-oriente-21152).

La crisi che in queste settimane ha colpito la lira turca, colata a picco nei confronti del dollaro, ha natura squisitamente geopolitica. Negli scorsi giorni, la valuta di Ankara è piombata nel tasso di cambio rispetto al biglietto verde fino a registrare un rapporto di uno a sette. La svalutazione della moneta nazionale si accompagna a elementi di crisi economica strutturale di cui la Turchia è vittima almeno dall’anno scorso. Tale crisi avviene malgrado un tasso di crescita economica che si è assestato al 7,4% nel 2017 confermando, a parte qualche annata di rara eccezione, performance analoghe da oltre tre lustri, cioè da quando l’AK Parti di Recep Tayyip Erdogan ha vinto per la prima volta le elezioni politiche, il 3 novembre 2002. Tuttavia, a creare i presupposti eminentemente economico-finanziari della crisi, vi è un’inflazione che ha toccato il 16%, rendendo vane le performance di crescita del pil.

Analisi. Il trionfo di Erdogan

(Articolo già pubblicato col titolo "La vittoria di Erdogan" sul sito del CIPMO - Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente - il giorno 26/06/2018 e reperibile cliccando sul seguente link: http://www.cipmo.org/editoriale/2018/vittoria_Erdogan.html. Ringrazio il Presidente, Janiki Cingoli.

Recep Tayyip Erdogan ha vinto. Le elezioni tenutesi ieri, domenica 24 giugno 2018, verranno ricordate come un evento cruciale nella storia recente della Turchia e nel percorso politico del suo principale protagonista. Il trionfo è stato duplice. Innanzitutto, sbaragliando la flebile concorrenza di un’opposizione presentatasi divisa alle elezioni presidenziali, si è riconfermato capo dello Stato, carica che detiene ormai dal 2014, ottenendo il 52,7% dei consensi ed evitando il temuto ballottaggio che avrebbe potuto offrire qualche chance al secondo classificato, il laico Muharrem Ince del Partito Repubblicano (CHP). In secondo luogo, il suo AK Parti ha ottenuto il successo anche alle elezioni per il Parlamento arrivando al 42,4%, pur in significativo calo rispetto alle elezioni del novembre 2015 (49,5%). Tuttavia, grazie all’accordo pre-elettorale denominato “Alleanza del Popolo” siglato con il nazionalista MHP e l’ultranazionalista-islamista BBP, è riuscito a prevalere anche in Parlamento, dove la coalizione ha ottenuto complessivamente il 53,6% dei consensi, pari a 342 seggi su 600 e lasciando all’”Alleanza della Nazione”, formata dal CHP, il Partito buono (IYI), il Partito della felicità (Saadet) e il Partito democratico (DP), solamente 191 seggi.

Journal article: Domestic Factions and the External Environment in Iran's Foreign Policy

My latest journal article "Domestic Factions and the External Environment in Iran's Foreign Policy" has been published in the ...